mercoledì 7 dicembre 2011

Il SETI riparte da Kepler

Proprio in questi giorni il team della missione spaziale Kepler della NASA ha confermato l’esistenza di Kepler-22b, un pianeta extrasolare che orbita nella “fascia di abitabilità” della sua stella, simile al nostro Sole. Il pianeta, che si trova a circa 600 anni-luce da noi nella direzione della costellazione del cigno, ha un diametro pari a 2,4 volte quello terrestre che lo rende il piò piccolo pianeta potenzialmente abitabile scoperto fino ad oggi. La temperatura media superficiale stimata dagli astronomi è di circa 22 gradi, per questo potrebbe essere presente acqua liquida sulla superficie e, di conseguenza, condizioni adatte allo sviluppo della vita.

La notizia divulgata dalla NASA arriva in contemporanea a quella del Planetary Habitability Laboratory dell'Università di Puerto Rico ad Arecibo che proprio grazie ai dati di Kepler ha condotto una nuova valutazione dell'abitabilità dei pianeti già compresi nell'Habitable Exoplanets Catalog (HEC) che non solo raccoglie i nuovi esopianeti ma li classifica secondo diversi indici di abitabilità. Prima di Kepler-22b solo due esopianeti confermati hanno soddisfatto tutti i criteri di abitabilità nel catalogo: Gliese 581d e HD 85512b, entrambi classificati come esopianeti di tipo terrestre.

E' proprio in questo contesto di ottimi risultati scientifici da parte della missione Kepler che, dopo essere stato fermo per sei mesi a causa di problemi di finanziamenti, riapre l' Allen Telescope Array (ATA) (mostrato in figura).Questo osservatorio radioastronomico è il principale strumento di ricerca del progetto SETI (acronimo di "Search for Extra-Terrestrial Intelligence", cioè "Ricerca di Intelligenza Extraterrestre"). Il SETI è un programma scientifico privato, fondato negli anni settanta da Carl Sagan e Frank Drake, dedicato alla ricerca della vita intelligente extraterrestre abbastanza evoluta da poter inviare segnali radio nel cosmo.
Gli obbiettivi principali della nuova campagna di ascolto dell'ATA saranno proprio gli esopianeti potenzialmente abitabili scoperti negli ultimi tempi dalla missione Kepler.

"Questa è una splendida opportunità per le osservazioni SETI", ha commentato il Dottor Jill Tarter, direttore del "Center for SETI Research" presso il SETI Institute; "Per la prima volta, possiamo puntare i nostri telescopi verso stelle che sappiamo ospitare sistemi planetari contenenti pianeti dalle caratteristiche di abitabilità analoghe a quelle della Terra. Questo tipo di mondi potrebbe essere la casa di altre civiltà in grado di costruire radiotrasmettitori"
Pur non limitandosi a questi, i primi pianeti che verranno esaminati nell'ambito del progetto SETI saranno quelli che si trovano all'interno della "zona di abitabilità" della loro stella. La "zona di abitabilità" contiene tutte le distanze orbitali da una stella che permetterebbero la presenza di acqua liquida sulla superficie di un eventuale pianeta; questa proprietà è molto importante per il tipo di ricerche svolte dal SETI, la maggior parte degli astrobiologi, infatti, concordano sul fatto che la presenza di acqua liquida sia essenziale per l'esistenza della vita. Il telescopio ATA passerà i prossimi due anni osservando questi sistemi planetari alle lunghezze d'onda tra 1 e 10 GHz, una finestra dello spettro elettromagnetico naturalmente silenziosa, riuscendo a monitorare contemporaneamente milioni di canali contemporaneamente.

La ripresa delle operazioni dell'ATA è stata possibile grazie al grande supporto ricevuto da privati cittadini che in questi mesi hanno compiuto donazioni sul sito www.SETIStars.org. Mantenere in attività il programma SETI ha un costo ma il gioco vale decisamente la candela perché, se la ricerca avesse successo, le implicazioni sarebbero davvero senza precedenti, oltre a rispondere alla fondamentale domanda: "Siamo soli nell'universo?" captare un segnale radio prodotto da una civiltà aliena getterebbe una luce completamente nuova su questioni come: "Quanto è probabile la nascita della vita?" "E di forme di vita intelligenti?" "Come potrebbe evolvere la vita nel futuro?". In proposito consiglio la lettura di due interessanti approfondimenti, rispettivamente di Stephen Hawking e di Nick Bostrom, che potete trovare qui e qui, tradotti in italiano sul bel sito Futurology.it.

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