Segnalo e ripubblico il seguente comunicato ufficiale del Network dei Transumanisti Italiani (di cui questo blog fa parte) in risposta ad un brutto evento che denuncia l’affermarsi di un clima
inquietante nel nostro paese (qui un interessante articolo di my GenomiX sulla questione e qui un altro bell'articolo in proposito) e non promette nulla di buono riguardo alla
sussistenza della più elementare libertà d’informazione:
"Il Network dei Transumanisti Italiani esprime piena solidarietà alle giornaliste Barbara Gallavotti e Daniela Mattalia che hanno pubblicato sul settimanale Panorama un servizio (qui il link all'articolo originale) intitolato “O la cavia o la vita”, in cui si fa il punto sulla sperimentazione a scopo di studio e ricerca su animali da laboratorio. L’articolo in questione ha scatenato un’ondata di reazioni polemiche e ambedue le autrici hanno ricevuto mail dai toni fortemente aggressivi, dimostrando come il nostro paese sia ancora preda di atteggiamenti antiscientifici che assumono toni inquietanti.
Dal nostro punto di vista, lungi dall’apprezzare le crudeltà perpetrate ingiustamente sugli animali e pur essendo fiduciosi che il progresso della tecnologia e della medicina
possa un giorno consentirci di fare a meno della sperimentazione animale (infatti, come affermato nella nostra dichiarazione di principi al punto 7: “sosteniamo il benessere di tutti gli esseri senzienti, compresi gli esseri umani, gli animali non umani,...”) siamo anche consapevoli che rinunciare oggi a questo tipo di sperimentazione vorrebbe dire rinunciare a nuovi farmaci che potrebbero migliorare la salute di molte persone. Gli animali di laboratorio ci hanno salvato la vita in innumerevoli occasioni, a cominciare dal vaccino che ha quasi fatto sparire la poliomielite nel mondo. Negli ultimi anni, comunque, l’utilizzo di animali da laboratorio a scopo di studio e ricerca si è molto ridotto, grazie a tecnologie alternative che permettono di testare l’effetto del potenziale farmaco.
Noi transumanisti, riconoscendoci in un ideale fronte a difesa della ragione, della scienza e della tecnologia, non possiamo che assumere una ferma posizione etica in difesa della ricerca biomedica, e quindi - allo stato - anche della sperimentazione animale. Le fantasie di un certo fondamentalismo ecologista e animalista descrivono un mondo nel quale la natura sarebbe “buona”, mentre l’uomo e la scienza sarebbero “cattivi”. In realtà la malattia è un fenomeno del tutto naturale, mentre l’uomo - nella fattispecie il ricercatore - è colui che si batte per contrastare questo tragico aspetto della natura.
Consideriamo dunque l’atteggiamento antiscientifico come un nuovo oscurantismo della nostra epoca, che va contrastato innanzitutto attraverso una corretta informazione e divulgazione scientifica, e, più in generale, attraverso la diffusione e l’affermazione di una cultura scientifica di base."
Link alla notizia
Network dei Transumanisti Italiani
http://transumanisti.org/
Pensieri, notizie e riflessioni sulla scienza e la tecnologia all’intersezione tra fisica, chimica e biologia
mercoledì 30 maggio 2012
lunedì 28 maggio 2012
La scienza può rispondere alle domande dell'etica?
Si pensa comunemente che la scienza non possa rispondere alle
domande sul bene e il male, su ciò che giusto e ciò che è sbagliato. Nella
conferenza TED che vi voglio proporre oggi Sam Harris, noto filosofo e
saggista statunitense, sostiene proprio il contrario. La scienza può, e
dovrebbe, essere un'autorità riguardo alle questioni morali, plasmando i valori
umani e aiutando a definire ciò che costituisce una buona vita. Sam Harris, insieme a
Richard Dawkins, Daniel Dennett e Christopher Hitchens è stato spesso
identificato dalla stampa americana come uno dei "quattro cavalieri dell'ateismo"
per le sue forti posizioni a favore dello scetticismo e del pensiero
scientifico. Harris si è laureato in filosofia all'università di Stanford e, in
seguito, ha conseguito un dottorato in neuroscienze presso l'UCLA studiando
tramite metodi di neuroimaging come la risonanza magnetica funzionale (fMRI) le
origini neurologiche della credenza, dello scetticismo e dell'incertezza. Sam
Harris è anche co-fondatore di "Project
Reason" una organizzazione no-profit che si dedica a diffondere i
valori della laicità e del pensiero scientifico nella società. Prima di
lasciarvi alla visione del video, se siete interessati ai rapporti tra scienza
ed etica, colgo l'occasione per consigliarvi vivamente la lettura dell'interessante scritto del sociologo
Riccardo Campa che
trovate a questo
indirizzo. Nel testo lo studioso argomenta contro la comune visione della
scienza come di un attività a-morale, cioè eticamente neutra. Nel suo breve
saggio Campa mette in luce come la scienza possieda in sé stessa un radicato
"codice etico" che, mettendo in primo piano valori come universalità,
verità e rifiuto di ogni autoritarismo, ne fa una grande scuola di libertà e democrazia. Detto questo non mi resta che augurarvi buona visione lasciare la parola a Sam Harris.
sabato 26 maggio 2012
Primo incontro del gruppo H+ di Torino
Siete di Torino? Siete curiosi riguardo al transumanismo (se vi state chiedendo di cosa stia parlando leggete questo post) e volete parlarne o semplicemente siete interessati agli sviluppi della ricerca scientifica e tecnologica e volete trovare qualcuno con cui condividere i vostri interessi?
Allora siete invitati a partecipare al primo incontro informale del gruppo locale di Torino del network H+ (http://www.transumanisti.org/) che si terrà a breve. Chi volesse partecipare può iscriversi al gruppo di facebook che si trova a questo link.
Allora siete invitati a partecipare al primo incontro informale del gruppo locale di Torino del network H+ (http://www.transumanisti.org/) che si terrà a breve. Chi volesse partecipare può iscriversi al gruppo di facebook che si trova a questo link.
martedì 22 maggio 2012
Chirurgia a colori contro il cancro
I marker molecolari fluorescenti potrebbero essere sul punto di rivoluzionare la chirurgia, in particolare quella oncologica. Portare il colore sul campo chirurgico potrebbe rendere gli interventi molto più efficaci, minimizzandone al contempo gli effetti collaterali e l'invasività.
Da sempre i chirurghi imparano l'anatomia su libri in cui, a ciascun colore corrisponde un diverso tipo di tessuto, tuttavia, purtroppo, nella vita reale, gli organi non sono colorati secondo questo "codice cromatico". Questo fatto può comportare notevoli difficoltà in sala operatoria, costringendo i medici a dover intuire, ad esempio, la posizione di un nervo la cui erronea rescissione può comportare seri danni al paziente.
Presto, grazie alla nuova tecnologia che Quyen Nguyen, chirurga e professoressa di otorinolaringoiatria all'università della California, ci presenta nel video qui sotto, le cose potrebbero cambiare. La dottoressa Nguyen, infatti, collaborando con il gruppo di ricerca del professor Roger Tsien, premio Nobel per la chimica nel 2008, sta mettendo a punto l'uso di sonde molecolari fluorescenti in grado di legarsi alle cellule cancerose - e solo a quelle - facendo, letteralmente brillare di luce propria i tumori. La fluorescenza così ottenuta mette il chirurgo nella condizione di sapere esattamente dove tagliare per rimuovere completamente la massa tumorale. Recentemente la dottoressa ha lavorato ad un altra sonda molecolare "intelligente" questa volta in grado di far brillare i nervi, permettendo ai medici di evitarli prevenendo i gravi danni collaterali connessi al loro danneggiamento.
Vi lascio ora all'interessante conferenza della Nguyen nella quale sono mostrate alcune scene di un intervento chirurgico effettuato utilizzando le sonde fluorescenti da lei sviluppate; quelle immagini, più di mille parole, permettono di capire quanto importante e rivoluzionaria potrebbe essere questa innovazione nella pratica chirurgica.
Da sempre i chirurghi imparano l'anatomia su libri in cui, a ciascun colore corrisponde un diverso tipo di tessuto, tuttavia, purtroppo, nella vita reale, gli organi non sono colorati secondo questo "codice cromatico". Questo fatto può comportare notevoli difficoltà in sala operatoria, costringendo i medici a dover intuire, ad esempio, la posizione di un nervo la cui erronea rescissione può comportare seri danni al paziente.
Presto, grazie alla nuova tecnologia che Quyen Nguyen, chirurga e professoressa di otorinolaringoiatria all'università della California, ci presenta nel video qui sotto, le cose potrebbero cambiare. La dottoressa Nguyen, infatti, collaborando con il gruppo di ricerca del professor Roger Tsien, premio Nobel per la chimica nel 2008, sta mettendo a punto l'uso di sonde molecolari fluorescenti in grado di legarsi alle cellule cancerose - e solo a quelle - facendo, letteralmente brillare di luce propria i tumori. La fluorescenza così ottenuta mette il chirurgo nella condizione di sapere esattamente dove tagliare per rimuovere completamente la massa tumorale. Recentemente la dottoressa ha lavorato ad un altra sonda molecolare "intelligente" questa volta in grado di far brillare i nervi, permettendo ai medici di evitarli prevenendo i gravi danni collaterali connessi al loro danneggiamento.
Vi lascio ora all'interessante conferenza della Nguyen nella quale sono mostrate alcune scene di un intervento chirurgico effettuato utilizzando le sonde fluorescenti da lei sviluppate; quelle immagini, più di mille parole, permettono di capire quanto importante e rivoluzionaria potrebbe essere questa innovazione nella pratica chirurgica.
giovedì 17 maggio 2012
I virus come non li avete mai visti
Oggi voglio segnalarvi il bellissimo sito della compagnia di visualizzazione scientifica "Visual Science", premiata questo febbraio dalla rivista Science per la qualità della sue illustrazioni. Qui a fianco potete ammirare delle splendide immagini (cliccate per ingrandire) del virus influenzale A/H1N1 responsabile della pandemia influenzale del 2009 chiamata anche "influenza suina" che ha causato centinaia di morti e decine di migliaia di contagi nel mondo, concentrati per la maggior parte nel continente americano. Il modello qui a fianco è una accurata ricostruzione della struttura tridimensionale del virus basata sui dati ottenuti tramite tecniche molto usate in biologia strutturale come la cristallografia a raggi x e di crio-microscopia elettronica .
Più sotto potete osservare un ingrandimento di un dettaglio della membrana fosfolipidica che contiene il capside del virus (il capside è la struttura proteica che a sua volta racchiude e protegge dall'ambiente esterno l'acido nucleico che codifica l'informazione genetica del virus). Nelle immagini qui a fianco potete osservare i singoli atomi che costituiscono i fosfolipidi di membrana (in arancione chiaro) e quelli costituenti le proteine di membrana (grigie ed arancione intenso). Vale la pena una visita al sito di "Visual Science" (qui il link) anche per dare un occhiata ad altre interessanti ricostruzioni di questo virus oltre che a bellissimi modelli tridimensionali interattivi dei virus HIV ed Ebola e a quelli di importanti biomolecole come l'insulina.
Più sotto potete osservare un ingrandimento di un dettaglio della membrana fosfolipidica che contiene il capside del virus (il capside è la struttura proteica che a sua volta racchiude e protegge dall'ambiente esterno l'acido nucleico che codifica l'informazione genetica del virus). Nelle immagini qui a fianco potete osservare i singoli atomi che costituiscono i fosfolipidi di membrana (in arancione chiaro) e quelli costituenti le proteine di membrana (grigie ed arancione intenso). Vale la pena una visita al sito di "Visual Science" (qui il link) anche per dare un occhiata ad altre interessanti ricostruzioni di questo virus oltre che a bellissimi modelli tridimensionali interattivi dei virus HIV ed Ebola e a quelli di importanti biomolecole come l'insulina.
venerdì 11 maggio 2012
Benvenuti nell'Antropocene
L'uomo fin dalle sue origini ha plasmato il proprio ambiente usando la propria intelligenza; la capacità di fare progetti, di immaginare possibili futuri e agire di conseguenza per far si che si realizzino o meno, è infatti una caratteristica peculiare dell'umanità. Oggi, dopo migliaia di anni di storia e qualche secolo di scienza, le capacità umane di trasformare il mondo, positivamente o negativamente, in modo volontario o meno, hanno raggiunto livelli senza precedenti. Per questo motivo possiamo sicuramente dire che in nostro pianeta stia vivendo una nuova era: l'Antropocene. Questo termine, coniato dal premio Nobel per la chimica Paul Crutzen, che letteralmente significa “era dell’uomo” (dal greco anthropos, uomo), vuole sottolineare come le modifiche ambientali e climatiche di origine antropica in corso stiano scrivendo un nuovo capitolo della storia geologica della Terra. Inoltre, come ho cercato di argomentare in questo vecchio post: "Dal genoma al connettoma. Pensieri sull'evoluzione nell'antropocene", il termine antropocene si adatta anche a indicare come, probabilmente, lo sviluppo di una specie dotata di intelligenza come la nostra rappresenti anche un punto di svolta cruciale per l'intera storia della vita.
Quest'anno la popolazione mondiale ha raggiunto i 7 miliardi; sette miliardi di vite, sette miliardi di intelligenze, sette miliardi di storie, sono un patrimonio umano straordinario. Grazie allo sviluppo tecnologico, in media, la salute e le condizioni di vita delle persone sono migliorate sensibilmente rispetto ad anche solo pochi decenni fa. Tuttavia le questioni da risolvere sono ancora molte; i problemi sociali, ambientali, la povertà e le guerre incombono ancora sul nostro futuro. Allo stesso tempo le nostre conoscenze scientifiche e capacità tecnologiche continuano ogni giorno a crescere a ritmo vertiginoso; prospettando soluzioni ai problemi dell'umanità, ma anche nuovi rischi, promettono di trasformare il mondo e noi stessi in modi che è persino difficile immaginare (se seguite questo blog capirete sicuramente cosa intendo, altrimenti potete cominciare leggendo questo post).
L'epoca che ci troviamo a vivere verrà molto probabilmente ricordata come un'era di passaggio. Come ho scritto nel primo post, credo che noi tutti abbiamo una grande responsabilità perché le scelte che prenderemo nei prossimi anni contribuiranno fortemente a decidere quale strada imboccherà l'umanità nel futuro. Il video che voglio mostrarvi oggi commissionato per la conferenza "Planet Under Pressure" tenutasi quest'anno a Londra riassume benissimo tutto questo... Buona visione!
Quest'anno la popolazione mondiale ha raggiunto i 7 miliardi; sette miliardi di vite, sette miliardi di intelligenze, sette miliardi di storie, sono un patrimonio umano straordinario. Grazie allo sviluppo tecnologico, in media, la salute e le condizioni di vita delle persone sono migliorate sensibilmente rispetto ad anche solo pochi decenni fa. Tuttavia le questioni da risolvere sono ancora molte; i problemi sociali, ambientali, la povertà e le guerre incombono ancora sul nostro futuro. Allo stesso tempo le nostre conoscenze scientifiche e capacità tecnologiche continuano ogni giorno a crescere a ritmo vertiginoso; prospettando soluzioni ai problemi dell'umanità, ma anche nuovi rischi, promettono di trasformare il mondo e noi stessi in modi che è persino difficile immaginare (se seguite questo blog capirete sicuramente cosa intendo, altrimenti potete cominciare leggendo questo post).
L'epoca che ci troviamo a vivere verrà molto probabilmente ricordata come un'era di passaggio. Come ho scritto nel primo post, credo che noi tutti abbiamo una grande responsabilità perché le scelte che prenderemo nei prossimi anni contribuiranno fortemente a decidere quale strada imboccherà l'umanità nel futuro. Il video che voglio mostrarvi oggi commissionato per la conferenza "Planet Under Pressure" tenutasi quest'anno a Londra riassume benissimo tutto questo... Buona visione!
lunedì 7 maggio 2012
La nanostampante 3D superveloce
E' di circa due mesi fa la notizia che alcuni ricercatori del politecnico di Vienna sono riusciti a mettere a punto una stampante 3D in grado di dare forma ad oggetti con dettagli di poche centinaia di nanometri ad una velocità senza precedenti. Nell'immagine qui a fianco potete vedere una microscopica auto da corsa stampata dagli scienziati viennesi; la sua lunghezza è di soli 285 micrometri (10^-6 m). (Per confronto, una tipica cellula umana ha un diametro di circa 10 micrometri).
Nel processo di stampa in 3D si utilizzano speciali resine liquide che si induriscono nei punti in cui vengono colpite da un raggio laser. Il raggio, guidato nei punti voluti tramite un sistema di specchi mobili, innesca nella resina una catena di reazioni di polimerizzazione lasciando dietro di sè una sottile striscia di polimero solido larga poche centinaia di nanometri. Una simile risoluzione permette di plasmare intricatissime strutture della dimensioni di un granello di sabbia. Come spiega il professor Jürgen Stampfl dell'istituto di scienze dei materiali dell' università tecnologica di Vienna: "Fino ad oggi queste tecniche erano abbastanza lente; la velocità di stampa era misurabile in millimetri al secondo. Il nostro dispositivo arriva ad una velocità di cinque metri al secondo." Una simile velocità, per una tecnica come la fotolitografia a due fotoni, è un record assoluto. Il fattore cruciale che sta dietro a questo notevole miglioramento è un nuovo sistema di guida e movimento degli specchi ha affermato uno dei ricercatori coinvolti nel progetto: "nel nostro dispositivo gli specchi sono in continuo movimento durante il processo di stampa; sono minime accelerazioni e decelerazioni, calibrate con grande precisione, a permettere di mantenere l'altissima risoluzione battendo, al contempo, ogni record di velocità".
Le potenziali applicazioni di questa nuova tecnica sono molto varie, dall'ingegneria biomedica alle nanotecnologie. Inoltre, la maggiore velocità che permette di stampare anche oggetti di dimensioni macroscopiche in tempi ragionevoli, fa intravvedere notevoli ricadute industriali. Adesso, il gruppo di ricercatori autori del dispositivo, sta cercando di sviluppare resine biocompatibili. In questo modo si potrebbero stampare matrici di supporto per cellule con precisione nanometrica; queste, a loro volta, potrebbero avere grandi applicazioni nel campo della medicina rigenerativa e dell'ingegneria tissutale (di cui si è già parlato in questo post). Nel video qui sotto potete osservare la stampante al lavoro.
Nel processo di stampa in 3D si utilizzano speciali resine liquide che si induriscono nei punti in cui vengono colpite da un raggio laser. Il raggio, guidato nei punti voluti tramite un sistema di specchi mobili, innesca nella resina una catena di reazioni di polimerizzazione lasciando dietro di sè una sottile striscia di polimero solido larga poche centinaia di nanometri. Una simile risoluzione permette di plasmare intricatissime strutture della dimensioni di un granello di sabbia. Come spiega il professor Jürgen Stampfl dell'istituto di scienze dei materiali dell' università tecnologica di Vienna: "Fino ad oggi queste tecniche erano abbastanza lente; la velocità di stampa era misurabile in millimetri al secondo. Il nostro dispositivo arriva ad una velocità di cinque metri al secondo." Una simile velocità, per una tecnica come la fotolitografia a due fotoni, è un record assoluto. Il fattore cruciale che sta dietro a questo notevole miglioramento è un nuovo sistema di guida e movimento degli specchi ha affermato uno dei ricercatori coinvolti nel progetto: "nel nostro dispositivo gli specchi sono in continuo movimento durante il processo di stampa; sono minime accelerazioni e decelerazioni, calibrate con grande precisione, a permettere di mantenere l'altissima risoluzione battendo, al contempo, ogni record di velocità".
Le potenziali applicazioni di questa nuova tecnica sono molto varie, dall'ingegneria biomedica alle nanotecnologie. Inoltre, la maggiore velocità che permette di stampare anche oggetti di dimensioni macroscopiche in tempi ragionevoli, fa intravvedere notevoli ricadute industriali. Adesso, il gruppo di ricercatori autori del dispositivo, sta cercando di sviluppare resine biocompatibili. In questo modo si potrebbero stampare matrici di supporto per cellule con precisione nanometrica; queste, a loro volta, potrebbero avere grandi applicazioni nel campo della medicina rigenerativa e dell'ingegneria tissutale (di cui si è già parlato in questo post). Nel video qui sotto potete osservare la stampante al lavoro.
mercoledì 2 maggio 2012
L' Allen Institute for Brain Science si espande
Pochi giorni fa Paul Allen, cofondatore della Microsoft e filantropo, ha donato ben 300 milioni di dollari all'"Allen Institute for Brain Science" da lui stesso fondato nel 2003 con uno stanziamento iniziale di 100 milioni di dollari.
Con questa ulteriore donazione Allen ha permesso all'istituto di ricerca di varare un vasto e ambizioso piano decennale volto ad affrontare le più fondamentali e complesse questioni della ricerca neuroscientifica.
Il programma di ricerca sarà strutturato attorno a tre domande centrali che spesso abbiamo toccato in passati post:
Il professor Susumu Tonegawa, premio nobel per la medicina e la fisiologia nell'87, ora direttore del "RIKEN-MIT Center for Neural Circuit Genetics", ha dichiarato: "La strategia innovativa dell'Allen Institute, che consiste nell'unire alla ricerca stile "big science" (cioè con progetti di ricerca intensivi e di vasta portata che richiedono un infrastruttura di tipo industriale, solitamente dai costi elevati) un approccio di "open science" (cioè di condivisione gratuita dei risultati con tutta la comunità scientifica), sta davvero trasformando le neuroscienze". "Con progetti che vanno della realizzazione del mouse- e dello "human-brain atlas" fino alle nuove iniziative nel campo del neural coding e della mappatura della "circuiteria cerebrale" l'istituto sta permettendo di fare passi da gigante verso la comprensione ed il trattamento di patologie che, altrimenti, sarebbero ancora lontane parecchi anni dal trovare una cura". Anche Ed Boyden, professore di bioingegneria all'MIT e pioniere dell'optogenetica (di cui abbiamo già parlato in questo vecchio post), guarda con grande interesse al lavoro dell'istituto: "L'Allen Institute sta mettendo a punto uno straordinario set di strumenti con i quali cercare di comprendere il funzionamento dei circuiti cerebrali in un modo davvero integrato: dalla "lista delle parti" (dal livello molecolare) al modo in cui queste lavorano insieme (il livello di sistema)". "Sarebbe impossibile per un normale laboratorio di ricerca mettere insieme tutti i pezzi in questo modo; solo lo sforzo concentrato di un grande istituto come l'Allen può permetterlo".
A dirigere i nuovi settori di ricerca aperti all'istituto sono stati chiamati scienziati di fama mondiale come il biofisico Christof Koch del Caltech (che si era unito all'Allen Institute già l'anno scorso come capo responsabile scientifico), Clay Reid dalla Harvard Medical School e Ricardo Dolmetsch, dalla Stanford University.
Se non vi spaventa l'inglese, a questo indirizzo, potete trovare l'intera conferenza stampa organizzata per annunciare i nuovi programmi dell'Allen Institute con gli interventi di Christof Koch, Paul Allen, e del direttore: Allan Jones. Inoltre, per chi fosse curioso, in accordo con la filosofia "open" dell'istituto, tutti i dati e gli strumenti sviluppati dall'Allen Institute sono liberamente accessibili da chiunque al sito www.brain-map.org. Per concludere, vi voglio lasciare alla visione del breve video divulgativo (qui sotto) in cui viene rapidamente presentata l'attività dell'istituto.
- In che modo il cervello elabora, codifica ed immagazzina l'informazione?
- Qual’è l'unità funzionale fondamentale del cervello e quali sono i suoi costituenti cellulari elementari?
- In che modo le cellule si sviluppano per formare i circuiti cerebrali che sono alla base del comportamento e delle disfunzioni cerebrali?
Il professor Susumu Tonegawa, premio nobel per la medicina e la fisiologia nell'87, ora direttore del "RIKEN-MIT Center for Neural Circuit Genetics", ha dichiarato: "La strategia innovativa dell'Allen Institute, che consiste nell'unire alla ricerca stile "big science" (cioè con progetti di ricerca intensivi e di vasta portata che richiedono un infrastruttura di tipo industriale, solitamente dai costi elevati) un approccio di "open science" (cioè di condivisione gratuita dei risultati con tutta la comunità scientifica), sta davvero trasformando le neuroscienze". "Con progetti che vanno della realizzazione del mouse- e dello "human-brain atlas" fino alle nuove iniziative nel campo del neural coding e della mappatura della "circuiteria cerebrale" l'istituto sta permettendo di fare passi da gigante verso la comprensione ed il trattamento di patologie che, altrimenti, sarebbero ancora lontane parecchi anni dal trovare una cura". Anche Ed Boyden, professore di bioingegneria all'MIT e pioniere dell'optogenetica (di cui abbiamo già parlato in questo vecchio post), guarda con grande interesse al lavoro dell'istituto: "L'Allen Institute sta mettendo a punto uno straordinario set di strumenti con i quali cercare di comprendere il funzionamento dei circuiti cerebrali in un modo davvero integrato: dalla "lista delle parti" (dal livello molecolare) al modo in cui queste lavorano insieme (il livello di sistema)". "Sarebbe impossibile per un normale laboratorio di ricerca mettere insieme tutti i pezzi in questo modo; solo lo sforzo concentrato di un grande istituto come l'Allen può permetterlo".
A dirigere i nuovi settori di ricerca aperti all'istituto sono stati chiamati scienziati di fama mondiale come il biofisico Christof Koch del Caltech (che si era unito all'Allen Institute già l'anno scorso come capo responsabile scientifico), Clay Reid dalla Harvard Medical School e Ricardo Dolmetsch, dalla Stanford University.
Se non vi spaventa l'inglese, a questo indirizzo, potete trovare l'intera conferenza stampa organizzata per annunciare i nuovi programmi dell'Allen Institute con gli interventi di Christof Koch, Paul Allen, e del direttore: Allan Jones. Inoltre, per chi fosse curioso, in accordo con la filosofia "open" dell'istituto, tutti i dati e gli strumenti sviluppati dall'Allen Institute sono liberamente accessibili da chiunque al sito www.brain-map.org. Per concludere, vi voglio lasciare alla visione del breve video divulgativo (qui sotto) in cui viene rapidamente presentata l'attività dell'istituto.
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