Come fa notare Hugo Aguilaniu, biologo molecolare del CNRS (Centre national de la recherche scientifique) all'Ecole normale supérieure di Lione, in un articolo recentemente apparso sul quotidiano "Le Monde" siamo di fronte ad un vero e proprio "tsunami scientifico": ogni mese vengono pubblicati più di 1000 articoli scientifici sulla biologia dell'invecchiamento o sulla "biotecnologia della longevità". Nell'articolo apparso qualche giorno fa sul giornale francese il professor Aguilaniu afferma: "nel prossimo decennio, una molecola in grado di aumentare la durata della vita umana potrebbe essere messa in commercio" , "all'Ecole normale supérieure di Lione" - continua il ricercatore - "riusciamo a far vivere per ben trecento giorni un verme che, normalmente, sopravvivrebbe solo per diciannove. Tutto questo modificando solo 3 coppie di basi nel suo genoma".
Nel giro di una settimana, nei primi giorni di questo mese, sono stati pubblicati tre diversi risultati scientifici ciascuno dei quali segna una vera svolta nella lotta contro l'invecchiamento.
Il primo di questi studi, i cui autori sono un gruppo di ricercatori francesi dell'istituto di genomica funzionale di Montpellier, ha mostrato come cellule prelevate da pazienti ultranovantenni possano essere "ringiovanite", eliminando alcuni tipi di danni cellulari, per riportarle allo stadio di cellule staminali.
I ricercatori si sono concentrati sulla riparazione dei danni provocati nel corso del tempo ai telomeri. I telomeri sono la regione terminale dei cromosomi, composti da DNA altamente ripetuto e non codificante per alcun prodotto proteico, hanno un ruolo determinante nell'evitare la perdita di informazioni durante la duplicazione dei cromosomi stessi. Il risultato ottenuto dai ricercatori, oltre a dimostrare una volta per tutte come l'invecchiamento sia un processo a tutti gli effetti reversibile, apre la strada a numerose possibili applicazioni nel campo della medicina rigenerativa (a cui ho intenzione di dedicare un post a breve).
Il secondo grande risultato di questi giorni è opera di un équipe di ricercatori della Mayo Clinic, in Minnesota, che sono riusciti a "ringiovanire" vari tipi di tessuti nei topi rimovendo le cellule senescenti che sono la causa di molte delle patologie legate all'invecchiamento. A questa notizia ho dedicato un articolo che, nei giorni scorsi, è stato postato su "Futuro Prossimo" (lo linko qui per chi volesse approfondire).
Sempre in questi giorni scienziati svedesi dell'università di Göteborg sono riusciti a ottenere nel lievito gli effetti delle "restrizione calorica" semplicemente aggiungendo nelle cellule un particolare enzima. Il regime di "restrizione calorica" è una dieta poverissima di calorie che induce, anche nei mammiferi, alterazioni metaboliche ancora non del tutto conosciute che causano un significativo aumento della longevità.
Intanto si stanno facendo, anche grazie al continuo miglioramento delle tecniche di sequenziamento del DNA, progressi sempre più rapidi nella ricerca di un "segreto genetico" della longevità. Tanto per fare un esempio è di ottobre la notizia che un gruppo della Emory University ha identificato nei moscerini un gruppo di geni importanti nella regolazione dell'invecchiamento e nella risposta agli stress delle cellule muscolari. Sempre in questo campo è stata di recente lanciato l'"Archon Genomics X Prize" un premio da 10 milioni di dollari (oltre 7 milioni di euro) per i primi che riusciranno a sequenziare l’intero genoma di 100 centenari in soli 100 giorni. Il concorso è sponsorizzato dalla Medco, una compagnia che lavora nel campo della sanità, per promuovere lo sviluppo di tecnologie capaci di perfezionare ancora le tecniche di sequenziamento genetico.
Anche programmi come quelli della fondazione SENS (Strategies for Engineered Negligible Senescence Foundation), una organizzazione che si dedica proprio a realizzare e promuovere la ricerca scientifica mirata a sconfiggere l’invecchiamento, fondata dall'eccentrico e geniale biogerontologo Aubrey de Gray, stanno cominciando riportare i primi successi.
Dan Perry, presidente della "Alliance For Aging Research" ha dichiarato che ci sarà ancora bisogno ancora di molti finanziamenti e di tempo perché i risultati di questa vera e propria "primavera scientifica" si concretizzino nella pratica clinica ma la posta in gioco è alta: "la speranza non è solo quella di estendere la durata della vita, ma soprattutto quella di estendere la durata della vita in buona salute, riducendo l'impatto di diabete, malattie cardiovascolari e cancro, in modo da migliorare la qualità della vita di chi è in là con gli anni".
PS: Se siete interessati all'argomento vi consiglio di leggere anche il più recente post: "Aubrey de Grey e la lotta contro l'invecchiamento".
Crosspostato su Estropico Blog.
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