In questo video TEDMED, Sheila Nirenberg ci mostra il frutto del suo lavoro di ricerca: una protesi retinica che, connettendosi con il nervo ottico, è in grado di inviare direttamente al cervello i segnali di una videocamera dopo averli correttamente codificati, ed in pratica "tradotti", in modo da essere "comprensibili" per il cervello. Il dispositivo della Nirenberg, testato con successo sui topi, promette di ridare la vista a persone affette da vari tipi di cecità come, ad esempio quella causata dalla retinite pigmentosa.
Sheila Nirenberg è professoressa di fisiologia e biofisica presso il Weill Medical College della Cornell University, i suoi studi si concentrano sul "neural coding", cioè su come il cervello codifichi le informazioni provenienti dai sensi in schemi di attività elettrica neuronale. L'obbiettivo è quello di riuscire a decodificare l'attività neurale in modo da essere in grado di capire da questa, che cosa un animale stia vedendo, provando o pensando in un determinato momento.
Proprio la corretta codifica dei segnali da inviare al cervello è stata, negli ultimi anni, l'ostacolo che ha impedito la realizzazione di protesi retiniche efficaci. Per questo motivo la professoressa Nirenberg si è dedicata ad applicare i risultati delle sue precedenti ricerche riguardanti la codifica neurale allo sviluppo di protesi innovative.
Il cuore del dispositivo realizzato dal gruppo della Nirenberg è costituito da due parti, un codificatore ed un trasduttore che possono bypassare una retina danneggiata. Il primo codifica l'informazione visiva in un messaggio simile a quello che verrebbe generato da una retina biologica, sfruttando modelli computazionali delle reti di neuroni della retina stessa. Il secondo trasmette questo segnale alle cellule gangliari (i cui assoni sono riuniti a formare il nervo ottico) del soggetto che sono in grado di interpretarlo come se si trattasse di un segnale "naturale" e trasmetterlo al cervello tramite il nervo ottico.
Le possibilità mediche aperte da questa tecnologia sono enormi; trovare il modo di comunicare con il cervello nel suo stesso "linguaggio" potrebbe portare a nuovi trattamenti, ad esempio, per la sordità o per vari tipi di disordini motori.
Le future applicazioni di una simile tecnologia però non si limitano all'ambito sanitario. La possibilità di sostituire gli imput provenienti dei sensi al cervello con segnali "artificiali" sarebbe un passo da gigante per lo sviluppo di tecnologie di realtà virtuale o di realtà aumentata a cui ci ha abituato la fantascienza con film come "Matrix". La professoressa Nirenberg ha affermato: "Comprendere il codice del cervello è davvero importante; nel momento in cui comprenderemo a pieno il linguaggio del cervello diverranno possibili cose prima non ritenute tali".
Per quanto riguarda i tempi, quando viene chiesto alla Nirenberg se bisognerà aspettare dieci anni per vedere diventare la sua tecnologia di uso comune sull'uomo lei risponde, "no, spero meno".
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